ARRIVA L’IP STATICO DI CYBERGHOST. INTANTO IL PROTOCOLLO SDP SI FA STRADA TRA LE SOLUZIONI PER LA SICUREZZA WEB

La novità è che gli utenti di CyberGhost VPN potranno ora contare su un IP statico, che soddisfa le esigenze di anonimato nella navigazione senza lasciare traccia dei token utilizzati.

Se le Virtual Private Network sono il maggior strumento per la sicurezza aziendale in Rete, ora però si punta anche sulla versatilità dell’SDP (Software-Defined Perimeter).

CyberGhost, da sempre in prima linea per la sicurezza degli utenti su Internet, integra ora la propria offerta con la proposta di un indirizzo IP a prova di anonimato.

Si tratta di un servizio aggiuntivo, basato proprio sull’impostazione di credenziali anonime che, grazie a un codice generato – da conservare poi per le ulteriori sessioni -, renderà possibile l’accesso sicuro a molti servizi web, da quelli di tipo pubblico/ amministrativo a quelli bancari, ad esempio.

Del resto la nota azienda di software, nata nel 2011 e fondata in Romania, fin dal suo esordio fornisce agli utenti del web soluzioni innovative per la navigazione in Internet, tra cui una delle migliori VPN da utilizzare in linea, nel pieno rispetto della privacy e della sicurezza personale.

Le soluzioni di CyberGhost, come anche quelle di altre aziende affidabili del settore, si sono infatti sempre basate sui protocolli VPN, che proteggono il navigatore con uno speciale sistema crittografico, capace di minimizzare le tracce dell’utente, molto spesso prese come database da aziende e istituzioni governative, anche attraverso gli apparentemente innocui mezzi social, da Facebook a Twitter.

Si tratta, del resto, di un comparto tecnico in perenne evoluzione e, nel tempo, si sono affiancati alla VPN altri sistemi di protezione dei dati personali e della privacy.

Una recente soluzione in merito sembra essere, ad esempio, quella del Software Defined Perimeter, o più semplicemente SDP, un approccio improntato –  come del resto anche lo stesso nome suggerisce -, sulle restrizioni all’accesso di tipo software (dai server ai router), bloccando dunque alla radice le condivisioni di rete, senza arrivare poi alle limitazioni imposte dal dispositivo hardware utilizzato.

Quest’ultimo metodo sta prendendo piede di pari passo con il recente sviluppo del telelavoro e dello smart working, tenendo dunque conto del fatto che i lavoratori, per le proprie sessioni, utilizzano più di un dispositivo ogni giorno, con tanto di dubbi sulla sicurezza.

Ed è proprio in questa direzione che si è concentrata anche Pulse Zero Trust Access (Pulse Secure), soluzione che fornisce una copertura multi-cloud per la sicurezza anche e soprattutto per tutti quegli utenti/dipendenti aziendali che, così, possono connettersi alla Rete utilizzando un’unica interfaccia, senza rinunciare alla propria privacy.

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